Ogni anno tra il 21 aprile, giorno della liberazione di Bologna, e il 25 penso sempre a mia nonna Maria e ai suoi racconti sulla guerra, e alla mia “dada” Cesarina che aveva fatto la Resistenza come staffetta partigiana.
Erano racconti che mi appassionavano molto e che potevo ascoltare per ore senza annoiarmi mai. Ho anche alcune cassette con le loro voci registrate. In una di queste cassette mia nonna dice:
Poi è venuta la guerra.
Lui (il nonno) aveva preso un appartamento vuoto in via Leandro Alberti, di gente che era andata sfollata, e aveva portato sua mamma a Bologna .E io ero a Tavernelle. Venivo qualche volta a Bologna ma non tanto perché c’era l’allarme e avevo paura io.
Non venivo per la strada , venivo per delle vie secondarie.
C’erano gli apparecchi che volavano.
Poi, son venuta a Bologna, in via Rialto, dalla padrona di casa che aveva la la villa lì da noi. Sono andata sfollata in centro, da lei. C’erano lei e la sua donna di servizio. Solo che quando si sentivano gli apparecchi, lei andava giù in cantina, io invece andavo lì dalla porta d’entrata, in via Rialto, e stavo lì a vedere. Io, là al buio, non ci andavo. Stavo lì a cavalluccio della porta. Lei poi diceva “vin dentar, brisa star lé!” (vieni dentro, non stare lì!). Invece io stavo lì, me am piaseva ed vadar (io volevo vedere).
A Bologna buttavano le bombe, capito?
Una notte abbiamo sentito pum! pum! pum!, una sparatoria dappertutto. Io andavo alla finestra, in via Rialto: c’erano gli americani, che venivano dentro… alla mattina sono andata giù in strada, in via Santo Stefano, e li ho visti tutti venir dentro. Bàn! Tutta questa gente, capesset? (Eh! Tutta questa gente, capisci?).
Lei invece è la Cesarina, la mia “dada” partigiana, l’ho sempre considerata come una terza nonna. Abitava assieme a suo marito Guido, che era stato prigioniero in Russia, nell’appartamento sotto ai miei nonni e faceva la sarta.
Andavo spesso a casa sua. Da bambina mi faceva giocare con i bottoni sul suo letto e da grande mi raccontava di quando durante la guerra aveva fatto la staffetta, nascondendo i messaggi nell’orlo della gonna per portarli in bicicletta da un luogo all’altro, nella campagna di Castel San Pietro, tra Bologna e Imola.
È citata anche sul sito del Comune di Bologna www.storiaememoriadibologna.it:
Cesarina Gardenghi, da Ettore ed Ersilia Luccarini;
nata il 19 aprile 1920 a Castel San Pietro Terme; ivi residente nel 1943.
3a elementare.
Sarta.
Militò nella 66a brigata Jacchia Garibaldi e operò a Castel San Pietro Terme.
Riconosciuta partigiana dall’1 giugno 1944 alla Liberazione.
Quando è morta ho chiesto a suo figlio Loris di regalarmi la scatola di latta in cui al posto dei biscotti teneva i bottoni e il suo scialle a fiori colorati che veniva dalla Russia, dove era andata in viaggio assieme al marito (credo uno dei pochi viaggi della loro vita).
La scatola dei bottoni è ancora con me e anche lo scialle. Lo porto spesso sulle spalle il 25 aprile.
L’anno scorso, chiusa in casa in lockdown, ho cercato un mio modo per celebrare comunque il 25 aprile e ho proposto a un piccolo gruppo di amici e allievi una pratica di yoga dedicata a questa giornata, ai suoi simboli e ai suoi valori. Era un piccolo esperimento, che con loro ha funzionato molto bene.
Quest’anno ho voluto registrare di nuovo quella lezione per metterla a disposizione di tutti quelli che come me hanno nel cuore questa giornata e che sono curiosi di praticare questa sequenza. Io sarò molto curiosa di sapere se risuona anche in altri.
Ho pensato anche di donare all’ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia il 50% del ricavato delle lezioni acquistate fino al 1° maggio compreso.